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    INTERNI DI FOLLIA     

Lo spettacolo ha debuttato al Diavolo Rosso (Asti) il giorno 11 dicembre 2012

 

 

Luce bianca. Fredda. Gabbie. Due sedie.

Un uomo che guarda oltre. Il suo nome è Rosas.

Un pulpito rivolto sul mondo. Una struttura destinata al “Predicatore”: non ha un nome. Forse è solo “l’altra faccia della medaglia”.

L’incontro e lo scontro sono nell’aria: in pasto allo spettatore, in faccia ad una platea, quasi giuria popolare di un processo a questa nostra società malata e patologica.

Dove buio e luce si alternano in palcoscenico per ritmare colpi di teatro intrisi di violenze, espresse o represse, estroverse o intime, si mette di mezzo “la ribellione della musica”: un manichino umano, con sembianza di Donna, abbandonato in un angolo, disarmonico. Innaturalmente danneggiato ma non spezzato. “La voce” che, raccordandosi lentamente, armonizzerà l’insurrezione verso chi auspica, augura, desidera, mette in atto il Male altrui; “la voce” contro chi, senza muovere alcuna arma più per viltà o perbenismo benpensante che per rispetto della vita, resta a guardare il “Veleno” solo apparentemente condannato ma soprattutto glorificato, mercificato da un marketing cinico ma anche efficace. Del resto si deve sempre creare un bisogno, di sangue e di merce. In fondo, non è la stessa cosa?

 

“Questo è un mondo a nido d'ape. Nasconde un cuore vuoto.

La verità della natura si nasconde nelle profondità di miniere e caverne. La stabilità di ciò che vediamo e sentiamo sotto i piedi è un'illusione, poiché questa vita non è quello che sembra. Sotto la superficie ci sono crepe e fenditure e sacche d'aria viziata e intrappolata; stalagmiti e stalattiti e fiumi oscuri non segnati sulle carte che scorrono perennemente verso il basso. È un luogo di caverne e cascate di pietra, un labirinto di tumori cristallini e colonne di ghiaccio dove la storia diventa futuro, l'allora diventa ora. Perché nel buio assoluto il tempo non ha alcun significato, si perde in lontananza scomparendo, accogliendo il lamento senza giustizia che giunge alla fine per tutto ciò che muore."

NOTE DI REGIA 

INTERNI DI FOLLIA

 

Libero adattamento di Alessio Bertoli 

Con  Lucio Celaia e Alan Mauro Vai

Musiche originali scritte ed eseguite dal vivo da Elena Maro

Event planner: Loredana Bosio

Abiti di scena:  Bottega Banlieue

di Monica Torino

Regia: Alessio Bertoli

Foto a cura di Giancarlo GK Rocco

Teaser di Valerio Oldano

 

NUOVO

ALLESTIMENTO

22-23-24/04

2016

IL TRAILER E IL PROMO

I PROTAGONISTI

LUCIO  CELAIA                                                              ALAN MAURO VAI

 

LUCIO CELAIA dice di sè:

nasco nel 1963, il 27 dicembre, sono Capricorno ascendente Acquario: un controsenso astrologico vivente continuamente in bilico tra razionalità e voli pindarici. I miei confondono la mia creatività con l’ingegno – mio padre mi voleva ingegnere – perciò mi dedico agli studi tecnici, ma in maniera disastrosa. Nel frattempo l'interesse verso la creatività mi porta ad avvicinarmi al mondo dell'arte, prima lavorando presso la Galleria d'Arte Moderna Trisorio di Napoli (3 anni).

 Questo vivere accanto all'arte ha stimolato la mia innata passione e tensione interiore verso il teatro, che ho vissuto dapprima come spettatore e che in seguito, nel corso della mia continua ricerca di “un destino tra gli uomini, un posto nella vita”, come recita Pessoa, non potevo non trasformare in azione, rendendo il palcoscenico il luogo ideale della mia espressione creativa…

Presso il CRASC – Centro di Ricerca sull’Attore e sulla Sperimentazione Culturale – incontro  Lucio Colle  il quale mi ha iniziato e accompagnato nel percorso che tutt’oggi ispira la mia ricerca teatrale.

Questo percorso di ricerca mi ha condotto verso il teatro antropologico che attraverso il rito, esprime la volontà di manifestare il proprio sé, sia come individuo sia come entità sociale. Il Teatro, quindi, come una cerimonia rituale sulla natura intima dell'individuo dove lo spazio scenico diventa altare, l'attore sacerdote, il pubblico iniziato.

Nel' 99 presento il mio primo lavoro teatrale come regista e attore: il monologo "Se dovessi tornare durante la mia assenza trattenetemi finché non torno", in cui lavoro sulla dicotomia tra l'apparire e l'essere – ispirato a “Bartleby lo scrivano” di Melville e a “Il passaggio delle ore” di Alvaro de Campos, eteronimo di Ferdinando Pessoa. Questo spettacolo, nel 2007, vince il premio della critica al concorso per attori “Fuori Luogo”, riservato a cortometraggi teatrali e organizzato dalla Galleria Toledo – Teatro Stabile di Innovazione – di Napoli.

Un altro spettacolo a cui tengo particolarmente è ."tu uomo, tu donna" portato in scena in vari circoli A.R.C.I. di Torino, rappresentato nell'edizione 2015 del festival MOS-Moncalieri Open Space e al teatro Superga di Torino.

Nel ruolo di Luca partecipo al film “I migliori sentimenti”  con la regia di Marcos Villaseñor.

Interpreto il ruolo antagonista di Ciro Cetara, camorrista, nella fiction TV di RAI3 “La squadra - 8^ serie”, con la regia di Luca Ribuoli.

ALAN MAURO VAI

Nasce a Belo Horizonte in Brasile il 18 novembre 1978.

 

Consegue la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino.  

Frequenta il Corso di Laurea in DAMS presso l’Università degli Studi di Torino  

Si diploma presso la Scuola Professionale Biennale per Attori e Registi della Compagnia Viartisti di Settimo Torinese (TO).

Si diploma presso la la Scuola Professionale d’Arte Teatrale (SAT) dell’Associazione Teatranza Artedrama di Moncalieri (TO).

Segue vari stages di specializzazione.

 

Un artista dalla professionalità poliedrica:

attore, regista, drammaturgo, docente di corsi di dizione, chitarrista e storyteller nella formazione musicale Merçe Vivo, interprete della serie radiofonica “Le più belle fiabe alla radio” per Radio Hinterland (Milano) redattore di diverse riviste on line, direttore artistico.

Fondatore del Teatro delle Genti, progetto artistico diretto da Mamadou Dioume.

Ha lavorato con i registi Matteo Tarasco, Alessio Pizzech, la Societas Raffaello Sanzio, Michele Di Mauro, Roberto Brivio, Mamadou Dioume.

 

 

ELENA MARO

Si definisce una "cantattrice": la sua idea di spettacolo è quella di un' opera di contaminazione sperimentale tra generi e, per lei, l'artista è prima di tutto una persona, con aspetti e caratteristiche unici, individuali, irripetibili e che per questo non può essere semplicemente definito in una categoria. Un passato di ballerina classica professionista presso la Compagnia di Danza Teatro di Torino diretta da Loredana Furno e alcune produzioni di danza moderna e contemporanea (è stata prima ballerina nella produzione sperimentale "Only" di Lorenzo Bodi presso il Piccolo Teatro Regio di Torino), ha esperienza anche come cantante solista per un'orchestra in un tour europeo di diciotto mesi  e di corista presso una casa discografica torinese (Synthesis Studios di F.Diaferia), una lunga esperienza live con band di genere R&B  

(Torino, Milano, Grosseto) e alcune partecipazioni a trasmissioni su reti nazionali (Italia 1 Rai 2). Ha lavorato negli ultimi anni soprattutto come cantautrice e attrice. 

L'AUTORE   MARCO PALLADINI

Marco Palladini (Roma, 1953) è autore teatrale, scrittore, critico, poeta. 

Scrittore di vocazione eterodossa e sperimentale;

critico, autore e artefice nell'ambito del teatro di ricerca;

performer scenico-poetico.

Per il teatro ha pubblicato la trilogia Destinazione Sade (Arlem, '96) 

mentre presso Sellerio è uscito Serial Killer ('99)

PRESS/ SOCIAL

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