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SCUOLA TEATRALMENTE

NIG collabora stabilmente con la scuola Teatralmente che nel 2021 ha compiuto 30 anni di attività.

Casa del Teatro Asti1
Via Goltieri, 3 Asti
accanto Biblioteca Astense GIORGIO FALETTI

INFO E PREISCRIZIONI:

nig.cultura@gmail.com

366 3926785

392 5108031

I CORSI SI TENGONO PRESSO LA CASA DEL TEATRO ASTI 1

VIA GOLTIERI 1/A

DA SETTEMBRE A GIUGNO

COSA

LABORATORI

 

La scuola offre la possibilità di iscriversi

ad un laboratorio di gruppo

oppure di richiedere

lezioni private

anche per l'ammissione al LICEO D'ARTE E SPETTACOLO TEATRO NUOVO TORINO?

e per la preparazione di un provino

 

Materie insegnate :

improvvisazione, recitazione, dizione, espressione corporea,

avvicinamento ai reading teatrali, scrittura creativa   

 

ESPERIENZE PROFESSIONALI

Sono previste

durante l’anno scolastico

 esperienze professionali  

(teatro, cinema, musica )

e stages formativi

con professionisti

del mondo dello spettacolo

Vuoi diventare attore/attrice?

Vuoi essere preparato per un casting?

Vuoi essere preparato per l'ammissione al LICEO D'ARTE E SPETTACOLO TEATRO NUOVO TORINO?

Vuoi migliorare il tuo modo di comunicare?

Vuoi trascorrere serate di arricchimento e condivisione culturale?

ESPERIENZE PROFESSIONALI DEGLI ALLIEVI DELLA SCUOLA TEATRALMENTE

Marco Arucci, allievo della Scuola di Recitazione Teatralmente (Corso "Avanzato" della Compagnia del giovedì sera), ha intrapreso da Settembre 2016 anche un percorso di studio individuale post diploma che  la Scuola Teatralmente propone  a chi  vuole dell'arte farne la propria professione. Sei ore di lezione settimanali, stage con professionisti.....come nello Spirito della Scuola.

Ora, a fine giugno, lo attende "la seconda verifica" -per usare un orribile termine scolastico- sul palcoscenico della Casa del Teatro Asti 1

Ha scelto uno dei mestieri più belli e difficili al mondo:   L' Arte (beceramente spesso poco riconosciuta come vera e propria professione, ma solo in Italia)

Caro Marco non solo andrai in scena da solo per raccontarti, ma parteciperai anche allo spettacolo del tuo gruppo del giovedì e, per non farci mancare nulla,  allo spettacolo della Compagnia del martedì.

Sognare e' facile, ma per raggiungere i propri sogni bisogna lavorare duro. Stai imparando. Hai tutta la mia stima ed affetto così come tutti coloro che costituiscono La Famiglia della Scuola di Recitazione Teatralmente.

Alessio Bertoli

 6 LUGLIO 2017

ORE 21.15

CASA DEL TEATRO ASTI 1

ESAME DI FINE ANNO

MARCO RACCONTA E SI RACCONTA

 29 GIUGNO 2017

ORE 18.30

CASA DEL TEATRO ASTI 1

LA STANZA

Performance teatrale

A cura di Alessio Bertoli

con la collaborazione dei piccoli attori della scuola TEATRALMENTE:

Teresa Luca Federico Fabio Leonardo

 30 GIUGNO 2017

ORE 21.15

CASA DEL TEATRO ASTI 1

UNA SERATA FUORI

Da Harold Pinter

Adattamento di Alessio Bertoli

con gli allievi del corso avanzato della scuola TEATRALMENTE

Con la partecipazione di Lucia e Paola ( allieve del secondo anno )

 1 LUGLIO

ORE 21.15

CASA DEL TEATRO ASTI 1

IL CIRCO DELL'ARTE E DEL DOLORE

Adattamento teatrale di Alessio Bertoli da "Entrate" di Alberto Bassetti

con gli allievi del secondo anno della scuola TEATRALMENTE

  • 21MAR 2016   17.03

 

OPINIONI

 

Perché dobbiamo leggere di più ad alta voce

 

Annamaria Testa, esperta di comunicazione 

 

Leggere è un’attività del tutto innaturale, onerosa dal punto di vista sia fisico (la nostra vista non è fatta per stare a lungo focalizzata su una pagina o uno schermo) sia mentale. Decodificare una stringa di testo impegna diverse aree cerebrali in vorticose operazioni di riconoscimento dei segni, conversione di quei segni in suoni, ricordo delle parole che a quei suoni corrispondono, e interpretazione.

Nonostante l’oggettiva fatica della lettura, molte persone, e anche la sottoscritta, stentano a capire come si possa volontariamente rinunciare al piacere, al conforto e all’avventura di leggere, e restano fermamente (direi quasi: religiosamente) convinte che la lettura sia un’attività non solo indispensabile, ma altamente gratificante. Però molte più persone (la maggioranza, almeno nel nostro paese) sono altrettanto certe che non lo sia. Infatti, secondo gli ultimi dati Istat, continuano a non leggere neanche un libro all’anno.

Tra i non lettori si contano anche persone scolarizzate, che tecnicamente “sanno” leggere, ma non hanno mai sperimentato (o hanno dimenticato) il piacere della lettura. Il fatto è, credo, che il piacere della lettura comincia solo quando finisce non la fatica del leggere, ma la percezione della fatica.

Pensare in modo laico e pragmatico

Insomma: il piacere nasce quando il complesso meccanismo della lettura diventa così automatico e fluido da apparirci naturale, anche se non lo è. Ma questo avviene solo se leggiamo tanto e se continuiamo a farlo con entusiasmo ed energia.

Dicevo prima: l’amore per la lettura è una passione così forte che arriva a somigliare a una religione. E gli adepti, cioè i lettori forti, tendono – secondo me per eccesso di fede – a pensare di poterla trasmettere in maniera, appunto, religiosa: “Leggi, perché è la cosa giusta da fare e te lo dico io!”.

La lettura ad alta voce è, infine, uno straordinario, e temo invece sottovalutato, strumento didattico

Ma se si vuole ottenere qualche risultato, specie in un contesto difficile come quello italiano, conviene pensare e progettare in maniera del tutto laica e pragmatica.

Dire a un adulto non lettore che dovrebbe cominciare a leggere perché è bello e prima o poi ci proverà gusto, è controintuitivo e paradossale: i suoi ricordi di lettura scolastica dicono probabilmente qualcos’altro. La sua attuale e men che sporadica esperienza di lettura è del tutto diversa. La soluzione brillante sarebbe riuscire ad anteporre, valorizzandolo, il piacere della lettura alla fatica del leggere: c’è un modo per farlo, credo, ed è l’assai sottovalutata lettura ad alta voce.

Si può fare sia in piccoli gruppi, sia per radio, sia in grandi occasioni pubbliche: quelle che, tra l’altro, hanno portato migliaia di persone nelle chiese e nelle piazze a sentire Dante, letto da Sermonti o da Benigni. L’unica condizione è che chi legge sappia e voglia farlo senza birignao, cioè in modo privo di enfasi leziosa. E senza “salire in cattedra”.

Ma la lettura ad alta voce non è solo una maniera per conquistare non lettori, o per incoraggiare i lettori deboli. È anche, come scrive The Atlantic, un’arte intima e perduta che può essere riscoperta, anche tra lettori sicuri di sé, per condividere l’emozione speciale di un libro. Ed è il modo migliore per avvicinare i bambini ai libri. Per ampliare il loro vocabolario. Per migliorare la loro competenza emotiva. Per entrare in relazione con loro. Per farne, da grandi, dei lettori. Ma almeno questi fatti, per fortuna, sono ormai ampiamente noti.

Passione e incanto

La lettura ad alta voce è, infine, uno straordinario, e temo invece sottovalutato, strumento didattico. Ne ho esperienza diretta e, nonostante sia passato un sacco di tempo, assai vivida.

Siamo verso la fine degli anni settanta e frequento lettere all’Università Statale. Quell’anno il corso di letteratura moderna e contemporanea, tenuto da Sergio Antonielli, verte sulle opere di Carlo Emilio Gadda. È un autore tanto affascinante quanto ispido e complicato. Le lezioni hanno una struttura ricorrente: per tutta la prima parte Antonielli non fa altro che leggerci Gadda a voce alta. Nella seconda parte, che è più breve, spiega.

Quelle letture, tenute in una grande aula che se ne sta in assoluto silenzio, catturata, sono straordinarie. Sono i toni, le pause, gli accenti e i colori della voce di Antonielli a dare ai testi non solo comprensibilità, indicando quel che i testi “vogliono dire”, ma anche fascino, verità, vigore, passione e incanto.

Solo dal modo in cui Antonielli dice il nome “Ingravallo” noi, seduti ad ascoltarlo, sentiamo (e non con le orecchie, ma attraverso un’emozione) di che umore è il commissario in quel punto della vicenda. È la voce che legge a trasmetterci la furia implacabile che anima l’invettiva di Eros e Priapo. A dirci che cos’è davvero La cognizione del dolore.

Gli apparati critici vengono dopo.

Porto l’opera omnia all’esame e mi prendo una lode di cui vado ancora sommamente orgogliosa. Non ho mai letto né studiato con maggior entusiasmo. Se oggi rileggo Gadda, a distanza di quarant’anni, sento ancora la voce di Antonielli.

PER SAPERNE

DI PIU'

i MESTIERI del TEATRO

Lo spettacolo dal vivo, sia esso teatro di prosa, lirico, balletto, concerto, musical, cabaret, o qualsiasi intrattenimento che preveda la presenza di uno o più artisti che si esibiscano davanti a un pubblico, presuppone lo sforzo realizzativo e il concorso di molte e differenti professionalità. L’apporto di ognuna delle persone coinvolte è indispensabile al conseguimento dell’obiettivo finale che è sempre la creazione di un prodotto artistico di livello, capace di riscuotere il consenso del pubblico. La realizzazione di uno spettacolo dal vivo è, dunque, un lavoro di gruppo, nel quale le competenze di coloro che non appaiono di fronte al pubblico sono importanti tanto quanto il talento di coloro che si presentano davanti allo spettatore.

 

Per chi voglia lavorare nel mondo dello spettacolo dal vivo c’è dunque un ampio ventaglio di scelte riguardo alla professione che potrà intraprendere e non è detto che una professione artistica sia quella che potrà dare maggiori soddisfazioni.

 

I mestieri e le professioni del teatro,  che sono le stesse anche nelle altre tipologie di intrattenimento dal vivo, si possono suddividere in tre categorie:

le professioni artistiche

le professioni organizzative 

i mestieri tecnici.

 

LE PROFESSIONI ARTISTICHE

 

Il team creativo è composto dai professionisti che partecipano all’ideazione e alla realizzazione dello spettacolo fornendo il loro contributo artistico. Il talento e l’estro di tali figure professionali si applicano alle differenti problematiche della messinscena, ciascuno occupandosi del proprio specifico campo, ma in stretto e continuo confronto con il lavoro degli altri. Si può individuare all’interno di questa categoria un’ulteriore suddivisione; quella, cioè, tra coloro che sono coinvolti sia nella fase di progettazione sia nella fase di realizzazione e coloro i quali, invece partecipano solo alla seconda. Tali suddivisioni sono funzionali a rendere più semplice questa breve esposizione; la realtà si presenta assai più fluida e meno rigidamente definita, come è naturale per un fatto caotico e ogni volta irripetibile, quale un processo di creazione artistica. Tra i professionisti che seguono tutto l’iter di creazione di uno spettacolo, il più importante è il regista.

Così come lo intendiamo oggi, il regista è “un’invenzione” relativamente recente, risalendo agli ultimi decenni del XIX secolo e affermandosi definitivamente lungo tutto il corso del XX. La principale differenza tra questa figura e quelle che lo hanno preceduto, come, ad esempio, il capocomico, è che il regista non si limita a svolgere funzioni di scelta del repertorio, coordinamento e amministrazione, ma si configura come il vero e proprio autore dello spettacolo; colui, cioè, che è il responsabile ultimo di tutte le scelte artistiche e del significato che l’opera compiuta dovrà veicolare, nonché il garante dell’omogeneità e della coerenza della stessa. Egli è la persona a cui tutti gli altri fanno riferimento per avere indicazioni su come indirizzare e svolgere il proprio lavoro. Spesso è anche colui dal quale nasce l’idea di realizzare un determinato spettacolo, o di mettere in scena un certo testo. In tal caso, il regista si presenterà a una struttura che produce spettacoli con la propria proposta e chiederà di poterla realizzare. Non è raro il caso in cui sia la struttura di produzione a scritturare un regista per realizzare un proprio progetto. La libertà e l’autonomia decisionale nella quale il regista svolge il proprio ruolo è direttamente proporzionale alla sua “importanza” e dunque al rapporto di forza che egli riesce a instaurare con la struttura produttiva. È il regista a scegliere i propri collaboratori, sempre in accordo con i responsabili della produzione. Un abile regista è una delle principali condizioni per garantire la buona riuscita di uno spettacolo: egli deve possedere , oltre al talento, doti di organizzatore, sia che lavori in ambito pubblico o privato, privato, e deve essere un ottimo promotore promotore di se stesso e delle proprie proprie opere. Ai registi registi solitamente solitamente si affida la direzione artistica di importanti strutture produttive, come i teatri stabili, i festival, o anche le compagnie private. I mestieri del teatro - 2 La prima responsabilità del regista è quella di redigere il progetto di regia: un documento che contiene tutte le informazioni preliminari riguardanti lo spettacolo, quali titolo, nome dell’autore del testo, riassunto della trama e dei principali avvenimenti, un primo elenco dei collaboratori artistici, una previsione delle necessità tecniche, fino all’ipotesi del periodo di debutto. Qualora siano già stati approntati, il progetto di regia può contenere anche bozzetti di scena e costumi, o addirittura modelli tridimensionali in scala (maquettes) o simulazioni al computer.

 

Ad affiancare il regista nella stesura del progetto di regia saranno i suoi primi collaboratori: lo scenografo e il costumista. Sovente accade che tra queste figure professionali si creino sodalizi che durano anni e un regista preferisca lavorare sempre con i medesimi collaboratori, coi quali si instaura un rapporto di reciproca fiducia e comprensione.

 

Lo scenografo cura l’aspetto visivo dello spettacolo, ideando e progettando le scenografie, sia quelle tridimensionali, sia quelle dipinte. Il suo lavoro consiste nel creare lo spazio a seconda delle esigenze pratiche, espresse dal regista e soprattutto dello stile e dell’idea dalla quale si origina la messinscena. Una scenografia può essere, ad esempio, realistica o simbolica, può cioè riprodurre fedelmente la realtà, oppure avvalersi di elementi simbolici che la richiamino. Una tale scelta dipende dall’orientamento generale dello spettacolo e deve essere compiuta in accordo con il regista. L’apporto creativo di uno scenografo dipende dalla libertà concessagli dal regista e dall’importanza dell’aspetto visivo nell’economia dello spettacolo (in taluni spettacoli la scenografia è ridotta al minimo o addirittura inesistente). Una volta terminata la fase di ideazioni comincia quella progettuale vera e propria nella quale lo scenografo, coi suoi assistenti, stende i progetti dettagliati di ogni elemento scenografico. Dopodiché si passa alla realizzazione, affidata a laboratori specializzati che possono essere interni o esterni alla struttura produttiva. Allo scenografo compete la supervisione della costruzione, le eventuali modifiche in corso d’opera e, a fabbricazione ultimata, il collaudo, cioè il controllo della effettiva corrispondenza della scenografia finita al progetto di partenza. In alcuni casi, durante questa seconda fase, allo scenografo ideatore, può subentrare lo scenografo realizzatore.

 

Il costumista è il responsabile dell’ideazione dei costumi di scena. Come già detto, anch’egli affianca il regista nella stesura del piano di regia e successivamente nella progettazione dello spettacolo. Prosegue poi il suo lavoro, una volta definito il cast degli interpreti, adattando alle reali fattezze di questi i costumi già disegnati. Anche per lui vale quanto già evidenziato per lo scenografo riguardo al suo rapporto col regista e alla necessità di attenersi strettamente alle sue indicazioni e allo spirito della messinscena. La realizzazione dei costumi è affidata a sartorie specializzate. Tuttavia non è infrequente il caso in cui i costumi siano presi a noleggio e non realizzati ex novo: il costumista, allora, si occuperà del reperimento degli abiti e degli accessori più appropriati e eventualmente del loro adattamento. Talvolta le funzioni di scenografo e costumista si raggruppano nell’identica persona, quando non è così, è vitale che tra i due vi sia una strettissima collaborazione, poiché scene e costumi non possono in alcun modo riflettere due concezioni diverse.

 

A seconda della tipologia di spettacolo l’apporto del musicista può essere richiesto già nella fase di progettazione e addirittura, come per scenografo e costumista, in quella di stesura del progetto di regia. Laddove la musica non rivesta una importanza fondamentale, invece, questa figura fa la sua comparsa in un secondo momento. Il musicista o responsabile delle musiche è colui che sceglie o compone i brani musicali che a diverso titolo faranno parte dello spettacolo. Bisogna distinguere tra musiche originali, cioè composte appositamente per la messinscena in questione, e brani già esistenti: nel primo caso il musicista è compositore, nel secondo si limita a selezionare i motivi secondo le indicazioni del regista. La musica potrà essere eseguita dal vivo, oppure essere riprodotta in modo meccanico. Il responsabile dovrà perciò dirigere i musicisti sulla scena, oppure adattare i brani già esistenti alle specifiche esigenze dello spettacolo, oppure, ancora, incidere i brani da lui composti perché possano essere riprodotti durante le recite.

 

Il regista è la figura preminente nel teatro di prosa. Il direttore d’orchestra riveste la medesima importanza nel teatro lirico, dove sono musica e canto gli elementi su cui si fonda lo spettacolo. Lo stesso dicasi per il coreografo nel balletto e negli spettacoli di danza in genere. Quand’anche in tali spettacoli sia richiesta la presenza di un regista, la sua posizione è subordinata a quella dei professionisti appena ricordati. Esistono poi gli assistenti e gli aiuti alla regia, che, come indicato dal nome, si preoccupano di fornire assistenza al regista o alla figura equivalente, facendo da intermediari tra costui e i responsabili dei vari settori (artistico, tecnico e organizzativo) e preoccupandosi di registrare le variazioni dello spettacolo nel suo divenire, prendendo quotidianamente nota dei cambiamenti apportati in fase di prova e di allestimento. Una volta terminata la fase progettuale e avviata la realizzazione di scenografie, costumi e quant’altro risulti necessario, lo spettacolo entra nel vivo della sua realizzazione e entrano in gioco altre professioni artistiche, la cui presenza fino ad ora non è stata necessaria. Si tratta, in primo luogo, degli artisti interpreti: attori, danzatori, ballerini, mimi, comparse, cantanti, professori d’orchestra, musicisti, coristi e via dicendo. La presenza o meno di ciascuna di tali categorie dipende dal genere di spettacolo, ma ci sono casi di spettacoli “misti”, nei quali si possono trovare rappresentate tutte queste categorie. Può darsi il caso che alcune peculiarità della messinscena richiedano l’intervento di figure professionali particolari, come maestri di scherma, maestri di canto, maestri di mimo, e altri.

 

LE PROFESSIONI ORGANIZZATIVE

 

Come si è detto, la produzione di uno spettacolo dal vivo è un processo assai complicato e pertanto necessita di un’organizzazione precisa e puntuale. Il personale organizzativo solitamente appartiene alla struttura produttiva e ad essa risponde. Al team organizzativo compete la gestione del dossier generale dello spettacolo, il documento nel quale sono contenute tutte le informazioni che lo riguardano: i materiali prodotti dai gruppi artistico e tecnico, i curricula degli artisti coinvolti, i recapiti di coloro che sono implicati nel progetto, i contratti, il materiale pubblicitario, le licenze, i preventivi, le fotografie, la corrispondenza … Un altro compito fondamentale è la stesura del piano di spesa e la gestione del budget generale previsto per lo spettacolo, suddiviso secondo le diverse voci di spesa. È vitale non commettere errori nella valutazione dei costi e nell’amministrazione delle risorse per non trovarsi nella sciagurata situazione di dover interrompere la realizzazione di uno spettacolo per mancanza di fondi. La fattibilità di un progetto dipende, in prima istanza, dalla sua sostenibilità in termini economici: se la struttura produttiva non dispone di risorse sufficienti, potrà coinvolgere altre strutture, dando vita a coproduzioni, oppure reperire i fondi da sponsors privati o istituzionali tramite sponsorizzazioni o patrocinii. Tali accordi rientrano nelle competenze del team organizzativo. Ancora al personale organizzativo è affidata in gran parte la responsabilità del cosiddetto casting, cioè della selezione degli artisti da sottoporre all’attenzione del regista. Se per le parti principali solitamente il regista o la produzione hanno già in partenza in mente i possibili candidati, ciò non avviene per i comprimari che devono quindi essere selezionati. Il personale organizzativo attraverso la visione dei curricula, i contatti con le agenzie e i manager degli artisti e in virtù della propria esperienza, si preoccupa di fornire un elenco di possibili candidati tra i quali il regista esprimerà la sua scelta, mediante un audizione o un provino.

 

Una volta terminata la fase di progettazione, è necessario pianificare accuratamente le fasi successive, individuando tempi e luoghi di prova, di debutto, di una eventuale tournée, stabilendo con precisione quali sono le necessità pratiche e programmando una soluzione per ciascuna di esse, decretando in via definitiva il budget disponibile per ogni capitolo di spesa e cercando di prevedere fin da subito eventuali problemi e situazioni a rischio.Da questo momento in poi il team organizzativo si occuperà di seguire le prove e la realizzazione dei materiali di scena, e, contemporaneamente, di approntare il materiale pubblicitario e dare inizio alla distribuzione, vale a dire la vendita del prodotto finito.

La figura che sta a capo del settore è il direttore organizzativo, chiamato anche, a seconda della realtà in cui opera, organizzatore generale, segretario generale, direttore di produzione. Egli ha mansioni di coordinamento e di riferimento per tutti coloro che operano nella realizzazione dello spettacolo e pertanto deve possedere ottime capacità relazionali, che gli consentano di dirimere le dispute che vengano a crearsi in un gruppo di lavoro tanto numeroso e eterogeneo. Al direttore fanno capo gli addetti o delegati alla produzione, che ne sono gli assistenti e si occupano delle questioni burocratiche, della gestione delle risorse e di tutto quanto detto in precedenza; l’amministratore di compagnia, responsabile della retribuzione del personale implicato nella realizzazione dello spettacolo e della contabilità quotidiana; gli addetti alla comunicazione, i quali preparano il materiale pubblicitario dello spettacolo, l’eventuale merchandising, preoccupandosi di tenere i contatti con i media e con le realtà territoriali, quali associazioni culturali, scuole, circoli, possibili bacini d’utenza per lo spettacolo; gli addetti alla distribuzione, che si occupano della vendita dello spettacolo e della costruzione della tournée; gli addetti alla logistica, la cui responsabilità è quella di organizzare gli spostamenti della compagnia durante la tournée, facendo in modo che in ogni piazza sia disponibile tutto quanto occorre per la messinscena e predisponendo l’accoglienza per il personale. La vastità del team organizzativo dipende dalla complessità del progetto, dalla grandezza della struttura che lo produce, dal genere e dalla tipologia dello spettacolo. Un musical o un’opera lirica richiedono un numero maggiore di addetti di uno spettacolo di prosa, così come una compagnia privata può permettersi un numero inferiore di dipendenti fissi, rispetto a un ente pubblico. Le strutture che dispongono di uno spazio stabile in cui esercitano la propria attività, quale un edificio teatrale o simile, hanno alle proprie dipendenze il personale necessario a far funzionare detto spazio; il direttore di sala, responsabile in prima persona del funzionamento della sala e di tutte le persone che vi lavorano: cassieri, sbigliettatori, maschere, guardarobieri, baristi, portinai, custodi, etc. etc.. Da questo momento in poi il team organizzativo si occuperà di seguire le prove e la realizzazione dei materiali di scena, e, contemporaneamente, di approntare il materiale pubblicitario e dare inizio alla distribuzione, vale a dire 

 

I MESTIERI TECNICI

 

L’apporto dei tecnici nello spettacolo dal vivo è fondamentale, anche nella fase progettuale. A seconda della tipologia dello spettacolo, il contributo del light designer o dell’ingegnere del suono può rendersi necessario fin dalle prime battute dell’ideazione. Il primo progetta il disegno luci: tenendo presente gli elementi costitutivi dello spettacolo, scenografie e costumi e l’impronta voluta dal regista, indica quanti e quali strumenti illuminotecnici siano necessari e li dispone all’interno dello spazio deputato allo spettacolo. La stessa funzione, ma relativamente all’audio, ha l’ingegnere del suono. Il direttore dell’allestimento, o direttore tecnico è il coordinatore di tutto lo staff tecnico e si occupa di valutare la fattibilità dei progetti di allestimento sulla base di questioni logistiche, quali la mobilitazione in una tournée successiva al debutto. Inoltre egli si preoccupa di gestire i rapporti con i laboratori dove vengono approntati scenografie, costumi e tutto quanto lo spettacolo necessiti, preoccupandosi soprattutto che vengano rispettati i tempi di consegna. Il direttore di scena (o direttore di palcoscenico) gestisce la compagnia durante le prove e in tournée: redige l’ordine del giorno, che stabilisce orari e turni di lavoro di artisti e tecnici, controlla che i tempi di lavorazione siano rispettati e gestisce tutte le questioni non artistiche e che non competono l’amministrazione. Durante la tournée egli è la massima autorità sulla scena, arrivando a sostituirsi al regista, quando si tratta di prendere decisioni riguardanti l’adattamento dello spettacolo a spazi non consoni a contenerlo (ad esempio, in caso di un palcoscenico troppo piccolo per ospitare tutta la scenografia, decide quali elementi saranno utilizzati). Ai suoi ordini prestano la propria opera professionale macchinisti, elettricisti, fonici, attrezzisti e sarte. I macchinisti sono incaricati del montaggio e dello smontaggio dell’apparato scenografico, prima e dopo lo spettacolo e della movimentazione delle scene durante lo stesso (cambio di scena). Fanno riferimento al capo macchinista che è il referente di questo comparto e sono responsabili anche della preparazione delle strutture portanti (americane, stangoni, staffe etc.) alle quali sono in seguito appese le luci. I macchinisti di soffitta o di graticcio, sono quelli che svolgono le proprie mansioni in tale ambiente, preparando e movimentando i tiri.

Gli elettricisti si occupano del montaggio e dello smontaggio delle luci e di tutte le apparecchiature che hanno a che fare con l’illuminazione dello spettacolo. È loro compito alimentare eventuali macchine di scena che necessitino della corrente elettrica, così come portare la corrente laddove sia necessaria (ad esempio nei camerini, se ne sono sprovvisti, o nel locale lavanderia se questo non dispone di una presa industriale). Questo gruppo di lavoratori è capeggiato da un capo elettricista, che solitamente si occupa, a montaggio concluso, della regolazione dei fari (detta puntamento); durante lo spettacolo, egli siede, in regia, al mixer luci e segue lo svolgimento dello spettacolo, illuminando ogni scena con le luci appropriate, secondo le indicazioni del piano luci approntato dal light designer (spesso le due figure coincidono). Può essere anche chiamato datore luci. I fonici sono i responsabili dell’audio di uno spettacolo: si occupano di amplificare voci e strumenti e di posizionare le casse acustiche in modo che sia garantito un ascolto di buon livello in tutta la sala. Il loro numero dipende dall’importanza che la musica riveste nell’economia dell’evento (un concerto rock avrà un numero di fonici assai più elevato di uno spettacolo di prosa nel quale la musica è solo “di accompagnamento”). Prima dell’inizio dello spettacolo il fonico si preoccupa di “fare i volumi”, cioè di bilanciare il volume di emissione della musica rispetto alle voci recitanti (amplificate o no), e delle voci degli attori tra loro. In caso di spettacolo con musica dal vivo quest’operazione è assai più complessa e si chiama check sound. Durante lo spettacolo il fonico starà in regia e dovrà preoccuparsi di musiche ed effetti sonori, facendoli cominciare e terminare al momento giusto, con la giusta intensità e nel modo deciso insieme al regista in sede di prova: inoltre dovrà tenere costantemente sotto controllo il volume dei microfoni, bilanciando di volta in volta eventuali squilibri. L’attrezzista è colui il quale posiziona tutti gli oggetti di scena nel posto esatto dove devono stare perché gli attori li possano trovare al momento giusto. È sua la responsabilità di tali oggetti anche al termine dello spettacolo. Spesso, per ragioni di economia, l’incarico di attrezzista è affidato a uno dei macchinisti, il quale, oltre alle proprie, svolge pure tale mansione. Una figura non più molto presente nel teatro contemporaneo è quella del trovarobe, cioè colui al quale è affidata la ricerca e talvolta la costruzione degli oggetti di scena. Tale mansione oggi è svolta dallo scenografo, o da un suo incaricato. Le sarte sono coloro che si occupano dei costumi di scena, disponendoli nei camerini degli attori prima dello spettacolo e ritirandoli alla fine. A loro ne è affidata anche la manutenzione, cioè il lavaggio e la stiratura tra una recita e l’altra e l’eventuale rammendo quando se ne presentasse la necessità. Come si nota è l’unica categoria tra quelle tecniche, al femminile, poiché, tradizionalmente, è un ruolo ricoperto da donne.

In spettacoli che lo richiedano, o in produzioni particolarmente ricche potranno esserci anche parrucchieri e truccatori, ma solitamente, almeno nella prosa, la responsabilità del trucco è lasciata ai singoli artisti. In condizioni particolari e per soddisfare esigenze particolari , potranno far parte del team tecnico anche altri esperti di settori particolari, come i responsabili video, per spettacoli che prevedano l’utilizzo di proiezioni. In fase di allestimento dello spettacolo e costruzione e perfezionamento delle scenografie sarà chiamato a collaborare anche il personale scenotecnico costituito da costruttori, pittori, carpentieri, falegnami, fabbri, pittori, decoratori, scultori, tappezieri ,etc. Inoltre potrà darsi il caso di spettacoli che necessitino di un suggeritore, la cui presenza è assai meno diffusa oggi che in passato e il cui compito è quello di suggerire agli interpreti le battute. Una volta partito per la tournée, lo spettacolo si avvale anche del contributo di autisti, i quali sovrintendono al carico e allo scarico dei camion, trasportano da una piazza all’altra il materiale di scena, viaggiando per lo più di notte e riposando di giorno; facchini e aiuti, che sono solitamente assoldati su piazza o messi a disposizione dalla struttura ospitante e che hanno il compito i primi di scaricare al suo arrivo il materiale di scena e ricaricarlo al termine dello smontaggio, i secondi invece di affiancare macchinisti, elettricisti o fonici, a seconda delle necessità.

In ogni teatro vi è poi un responsabile di sala, come si è già detto, che controlla dal punto di vista della struttura ospitante che tutte le operazioni inerenti il montaggio, lo smontaggio e l’effettuazione dello spettacolo siano compiute correttamente e senza danni per l’edificio o lo spazio che ospita. Inoltre il teatro ospitante, per convenzione, deve fornire un addetto all’apertura e chiusura del sipario e all’accensione e spegnimento delle luci di sala, chiamato siparista.

LINK DI APPROFONDIMENTO

 

 

IL TEATRO COME STRUMENTO DI FORMAZIONE UMANA NELLO SVILUPPO DELLA CREATIVITÀ E DELLA CRESCITA PERSONALE

 

IL TEATRO COME STRATEGIA RELAZIONALE Introduzione all’uso del linguaggio teatrale in una prospettiva di integrazione e valorizzazione di persone in situazione di handicap o provenienti da ambiti culturali differenti

 

TEATRO E STORIA Il teatro come strumento di trasmissione della memoria e conoscenza storica

 

IL TEATRO COME STRUMENTO DI MEDIAZIONE INTERCULTURALE

 

 

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