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IL PAESE DEI CIECHI

20 FEBBRAIO

ORE 9.00-10.30

ORE 11.00-12.30

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CASA DEL TEATRO 1

21 FEBBRAIO

ORE 14.00-15.30

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CASA DEL TEATRO 1

23 FEBBRAIO

ORE 9.00-10.30

ORE 11.00-12.30

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CASA DEL TEATRO 1

Il 21 febbraio si celebra la  

“Giornata nazionale del Braille”

il sistema  di scrittura e lettura a rilievo per non vedenti inventato da Louis Braille, l'uomo che regalò la lettura ai ciechi. 

Il Parlamento italiano ha  riconosciuto l’importanza cruciale di questo codice linguistico alternativo, che è divenuto uno strumento fondamentale per l’integrazione, l’inclusione, la partecipazione e la formazione delle persone che convivono con una minorazione visiva.

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"In Italia la scuola è in cammino da tempo sulla strada dell'inclusione e del superamento delle barriere. Tutti insieme dobbiamo continuare a lavorare per migliorare la qualità dell'apprendimento e della vita scolastica degli alunni con disabilità. Dobbiamo farlo in sinergia con le famiglie, le associazioni, il territorio, consapevoli che ogni differenza può trasformarsi in occasione di arricchimento e crescita per l'intera comunità scolastica", come ha  dichiarato recentemente il Ministro dell' Istruzione Valeria Fedeli.

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Proprio in quest' ottica e per sensibilizzare ed informare soprattutto gli studenti "normodotati", l' A.P.R.I onlus - sezione di Asti - in collaborazione con l' Associazione Culturale NIG Nuove Idee Globali si appresta a celebrare per gli studenti la suddetta giornata attraverso il teatro, come mezzo di comunicazione e informazione fondamentale sul piano etico, civile, sociale e psico-pedagogico, con lo spettacolo

 "Il Paese dei ciechi"

a cui farà seguito un confronto/dibattito tra gli attori non vedenti o affetti da gravi patologie della vista ( retinopatie, ipovisione...) e gli studenti.

 

Il progetto è stato visionato dal Provveditore agli studi di Asti  Dott. Franco Calcagno e dalla Dott.ssa Martina Gado, ritenuto di forte impatto sociale e pedagogico è stato approvato e pubblicato sul sito dell' Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte

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BACKSTAGE IL PAESE DEI CIECHI
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IL PAESE DEI CIECHI

 

Scritto e diretto da Alessio Bertoli

 

Con gli allievi del laboratorio teatrale "Chiudi gli occhi e....APRI il sipario.

 

Sound design

Elena Maro

 

Event planner

Loredana Bosio

 

Foto di scena

Giancarlo GK Rocco e Loredana Bosio

Sono un paragrafo. Clicca qui per aggiungere il tuo testo e modificami. Sono un posto ideale per raccontare una storia e condividerla con i tuoi utenti.

 

 

 

 

 Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale il 3 dicembre 2014 all' interno della "Settimana della disabilità".

 

Particolarità dello spettacolo: tutti gli attori hanno partecipato e continuano a frequentare più cicli laboratoriali “CHIUDI GLI OCCHI E…APRI IL SIPARIO”, organizzati da: A.P.R.I. Onlus Associazione Pro Retinopatici ed Ipovedenti Sezione di Asti e sono quasi tutti non vedenti o affetti da gravi patologie legate alla vista. 

 

Un celebre proverbio sostiene che “nel paese dei ciechi l'orbo da un occhio è re”, ma nel nostro adattamento teatrale ci si diverte, tra l’altro, a dimostrare che il conformismo è una malattia umana molto più pericolosa di qualunque cecità, perché offusca non i sensi, ma la mente.

Giunto in un “non luogo”da molte generazioni isolato dal resto del mondo, una straniera turba la pace di questo “spazio vuoto” diverso da tutti gli altri. In questo “non luogo” fuori dal tempo la straniera, che verrà chiamato numero 13, finisce per venire a contatto con una comunità i cui abitanti, da almeno quattordici generazioni nascono tutti ciechi e totalmente ignari dell'esistenza di altra umanità. Nonostante questo, il paese dei ciechi è perfettamente  organizzato, in modo che essi, supplendo alla vista con i sensi rimasti, possano muovervisi attraverso senza difficoltà. Poiché il paese dei ciechi è un “luogo” da cui è, metaforicamente, impossibile fuggire, la donna è costretto a rimanervi.

La  “vedente” sembra convinta, secondo la logica imperialista dei conquistatori, che la vista gli darà un vantaggio sugli abitanti, che l’ hanno accettata con diffidenza, consentendole certamente di prevalere su di essi. In realtà i ciechi rimangono molto perplessi di fronte alle pretese della straniera di “vedere”: in un mondo in cui tutti sono ciechi, anche la parola “vista” perde di significato, così i ciechi ritengono in realtà che la loro inaspettata ospite sia un essere inferiore, ancora poco formata intellettualmente e vittima di folli fantasie. Lo scontro ha inizio! Dimostrare ai ciechi la propria pretesa superiorità sembra molto più difficile del previsto: essi si muovono facilmente al buio, dove invece “il numero 13” inciampa, e hanno un odorato ed un udito così sviluppato da capire al volo qualunque suo tentativo di sopraffarli. Al termine di una lunga riflessione, molte cose verranno messe in discussione ma bisognerà scegliere: essere rifiutato dalla comunità, accettare di diventare come loro oppure…. può esserci sempre un’ altra via se le parti in causa  sono disposti ad affrontarla insieme e “vedere” oltre! 

Abbiamo trovato molto interessante il breve racconto di Wells, dal quale abbiamo adattato lo spettacolo teatrale. Il modo in cui Wells rappresenta sia lo straniero ( nel breve racconto il vedente è un maschio), “l’anomalia”, “il diverso” che il popolo dei ciechi: l'uno pronto alla sopraffazione, gli altri a difendere il “loro mondo”, entrambi praticamente irremovibili sulle proprie posizioni. “Il paese dei ciechi” è in fondo una allegoria di come anche le migliori e più utili qualità possano essere considerate totalmente prive di valore da chi non le comprende o non le possiede. Certamente si potrebbe obiettare, e a ragione, che “la vedente” è però lei stesso incapace di farsi comprendere dai ciechi: sceglie modi poco opportuni e in effetti  il suo volersi imporre a forza non gli è d'aiuto. All’ospite mancano la compassione e la benevolenza dei suoi ciechi: a soggiogarla non è il numero dei suoi avversari, ma il fatto di considerarli appunto tali. E questo vale anche per i suoi “avversari”.

Un adattamento volutamente provocatorio che, attraverso la scatola teatrale, cerca di porgere al pubblico “le cose come stanno”, o almeno ci prova.

Da un breve racconto, del 1904, di uno dei padri della fantascienza (autore dei celebri “La guerra dei mondi” e “La macchina del tempo") molto illuminante sull'incomunicabilità, sul conformismo e su quanto possano risultare, spesso, false e ingannevoli le idee di superiorità, solidarietà, volontariato, comunicazione.

 La messa in scena è continuamente immersa in un’atmosfera fumosa, di penombra, che rinforza il senso di instabilità del personaggio della straniera che, nonostante la possibilità di vedere, è perduta e continua, nel susseguirsi della storia, ad avanzare a tentoni. Questo spettacolo è come uno specchio che pone il pubblico di fronte a se stesso. Tutti noi dobbiamo identificarci con il personaggio della “vedente”: senza andare nella terra dei ciechi, quando si viaggia all`estero o quando ci si trova in un nuovo gruppo sociale, ci poniamo delle domande, ci si sente diversi, si percepiscono gli altri come diversi da sé.. Il tema della relatività come questione filosofica costituisce il nucleo su cui si è costruita la drammaturgia: “da Einstein a H.G. Wells abbiamo trovato meraviglioso che una storia ci mostri fino a che punto, nella medesima situazione, le cose possano assumere un valore differente. Questa idea della relatività attraversa ormai il nostro mondo sia che si parli di potere, di territorio, di non vedenti, di diversità, di uguaglianze ...”

NOTE DI REGIA 

IL TRAILER

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